IL TIGLIO
Immaginate un uomo che quando nasce suo figlio pianta un tiglio, un albero a chioma larga, poderoso, che s’impone vasto sotto il cielo.
Ed immaginate con quanta cura sceglie il terreno, il punto in cui crescerà, l’inclinazione la curva! E come muove la terra, come lo copre, lo accarezza, lo tocca, uniformando con la mano il terreno, la piccola conca preziosa che ricopre le radici, ancora fibrose, indecise.
Insieme ad esse pianta la sua radice, la sua emozione, la sua speranza!
Lo osserverà ogni giorno i primi giorni, per assicurarsi che attecchisce, che beve bene la luce.
Deve ancora convincersi che ci sia, che sia reale, vita anch’esso dentro un’altra vita che l’ha rinnovato e reso felice.
Ed il tiglio cresce. Si mostra subito nella sua convinta altezza. Comincia a regalargli ombra d’estate e foglie in inverno, dorate foglie accartocciate che con un salto vanno a posarsi oltre la finestra aperta, vicinissime al letto. E’ come se acconsentissero anch’esse ad una scelta, un divino, una lieve felicità.
Si crea un connubio taciuto tra il tiglio, il figlio e l’uomo: la triade perfetta dagli angoli uguali!
Ed ora immaginate che il tiglio crescendo, dopo tanti anni, sprofondi dal terreno con forza ed urti il marciapiede, crei piccole radici che invece di oscurarsi vanno verso la luce.
Allora l’uomo si piega, lo riassesta con cura, apre il terreno e…copre e non copre, perchè la radice respiri ..là dove vuole e ha deciso….. perchè sia aperta alla luce.
Ed ora immaginate quell’uomo che cammina, che pensa, che sceglie, che parla e….beve un caffè.
Non ha anch’esso l’aria di un tiglio…saldo, deciso, piantato?! Un tiglio che affonda radici e beve la luce! Un tiglio che cresce là dove è stato piantato, curato, amato?
Io lo vedo quell’uomo…diritto…deciso…rivolto a quella terra ….a quel cielo!!!
Michela Cogliandro