“Senti, mi disse, senza neanche guardarmi negli occhi, ho deciso di farti un regalo, ma non ho scelto ancora fra i tanti regali che potrei e che gli altri sono abituati a ricevere.

Vuoi un viaggio?

Vuoi un regalo che ti adorni il viso, i capelli, o altri ninnoli d’oro?

Vuoi vestirti di sera e andare a ballare?

Vuoi sentire l’estate mentre impera l’inverno, o trovare un cantuccio che ti scaldi per sempre?

Perché non mi aiuti? Lo voglio davvero questo dono per te! Fammi un cenno, una sillaba lieve e capirò. Farò in fretta. Te lo porterò colorato, addobbato, come si fa per Natale , con l’albero e tutto compreso.

Perché tentenni, dubiti, non ci credi?”

Dopo tanto parlai e fui io a guardarti negli occhi, ma senza fibra nel viso che fosse cambiata:

“ Voglio mio padre, la sua tosse di notte….. mia madre che canta, pulisce, si adorna i capelli.

Voglio un budino che trema , il trenino che fischia, e le scale che portano su, in una stanza con quattro lettini, come le piccole donne, io con boccoli lunghi, e ginocchi sbucciati. Voglio la bambola fredda con pochi vestiti, che faccio dormire di sera, aspettando papà. Non voglio nulla di nuovo, nulla che cambi, perché è già tutto cambiato.”

michela cogliandro